Ciao, COME STAI?
Che domanda potente, quella del “come stai”. Quando la persona che te la fa ti vuole bene ed è veramente interessata a te e non alla performance che puoi dare. Questa è spesso una domanda di circostanza, alla quale non esiste una vera e propria risposta adatta.
Stare male in questa società significa dover mentire a questo tipo di domande. Perché le persone dicono di voler sentire la verità, ti dicono di essere te stessx, ma sono parole al vento perché non riescono a gestire l’eventualità di un malessere altrui. E devi capirlo nonostante tutti quelli che ti diranno che puoi dir loro la verità, che ci saranno sempre per te. Devi capirlo prima di crederci e difenderti. Mentendo.
Le persone che ci chiedono come stiamo, spesso lo fanno aspettandosi una risposta. Hanno un bias di conferma, se vogliamo fare i dotti.
Che succede se non stai bene? Se stai così male da non riuscirti ad alzare dal letto e voler solamente stare tra le coperte, magari con in mano un libro o un film spazzatura e dimenticarti di tutti i tuoi impegni? Se sei così stressatx da essere prossimx al crollo nervoso e da non voler più lavorare? Se l’ipotesi di andare fuori corso non ti disturba perché rimanere in corso ti sta portando verso il limite?
Cosa succede se stai così male da non riuscire più a parlare, da non essere capace di esprimerti in parole? Se quando il tuo terapeuta ti chiede cosa senti e tu non sai rispondere in altro modo che in versi (quelli che si fanno con la bocca, non versi di poesie). Se ti dimentichi le parole, i modi di dire e di fare.
Cosa succede quando senti un costante senso di vuoto, e hai bisogno di qualcuno a cui semplicemente importi di te, che ti dica cosa fare e quando farlo. Cosa è giusto dire e quando è giusto dirlo. Cosa è appropriato e cosa no. Perché da solx non riesci più a capirlo, perché è come se avessi perso lezioni importanti alle scuole elementari sul modo di vivere in questa società così strana.
Cosa succede se non ce la fai più?
Non sono queste le storie che, le persone che ti chiedono “come stai?”, vogliono sentire. Diciamo che è troppo.
Quindi, rispondiamo in coro: “Bene, grazie. E tu?”. Poi si vedrà. Magari risponderò sinceramente la prossima volta. Quando saprò cosa dire.
E tu, invece, come stai?
Puoi rispondere a questa mail sfogandoti come ho fatto io. Approfitta del parasociale per buttare fuori e basta. Io ti risponderò.
Un abbraccio,
Rocco.